Il Concilio Vaticano II
Il Concilio, così come punto…. come inizio….le prime immagini sono state grossomodo nel 1961 dopo il ritorno dalla mia mostra di Londra, un omaggio a Giovanni XXIII. Giovanni XXIII ha rappresentato un momento molto importante, il momento della speranza. Quindi coincideva anche con la speranza del rinnovamento della mia pittura, perché ho avuto varie crisi. Il ritorno da Londra mi portava un senso di sicurezza. La presenza di Giovanni mi suggerì alcune immagini che avevano un collegamento con la mia vecchia pittura. Quale collegamento? Il mondo contadino, il mondo bracciante, il mondo dei vecchi lavoratori coincidevano con questo volto del contadino bergamasco, con i paramenti sacri, questo volto sorridente. Poi soprattutto il suo messaggio. Era un messaggio di speranza che la chiesa cattolica potesse diventare la chiesa di tutti, non la chiesa del privilegio. Allora nella speranza del messaggio di Giovanni io comincio a dipingere i primi ritratti di Giovanni. Poco tempo dopo inizia il Concilio. Mi trovo già in pieno rodaggio. Queste immagini viste in chiave laica, cioè in chiave critica mi suggeriscono un rapporto di una nuova realtà, un mondo nuovo. Un mondo anche che mi suggeriva il mestiere, la fantasia, i broccati. E quindi un’indagine di questo mondo ricco, di questo mondo dei principi della chiesa che poi erano tanto in contrasto con la concezione di un viaggio evangelico, che deve essere fatto. Se la chiesa vuole rinnovarsi, doveva rinnovarsi, doveva avere i piedi scalzi, doveva avere le mani con i calli, doveva moltiplicare il pane, doveva moltiplicare i pesci, doveva dare da bere agli assetati. E allora era ricca di tematiche, quindi mi suggerivano tante cose e il mio Concilio Vaticano II inizia proprio con tutti questi interrogativi. E’ un mondo di immagini piene di interrogativi che sono i miei interrogativi. La chiesa si rinnova? Se si rinnova sarà un bene per la società italiana. Il mondo cattolico è il mondo dei lavoratori, il mondo degli intellettuali. Il mondo è di tutti, è il nostro mondo. La presenza di Cristo che cos’è? E’ una presenza importante, è la presenza della fede. […]Perché siccome la mia tematica come tradizione era il mondo del lavoro, i braccianti, le mondine, la resistenza. E quindi non è stato capito immediatamente quale rapporto c’era di tradizione fra la tematica nuova dei Padri conciliari. Invece il legame è stretto è unito. C’è anche il dialogo fra il mondo del lavoro di oggi e il mondo laico. Io sono un laico. E non bisogna studiare teologia per conoscere la mia pittura.”
(Da INTERVISTA AD ALDO BORGONZONI – RADIO BARBAGIA – NUORO, fine anni ’70 del XX secolo, Courtesy Archivio e Centro Studi Aldo Borgonzoni)